Associazione storico culturale “Lezedunum”
Comune di Leggiuno - Assessorato alla cultura


Presentano:



Leggiuno San Primo

eseguito da



Sabato 10 maggio 2008 – ore 21.00
Chiesa SS. Primo e Feliciano - Leggiuno (Varese)



L’itinerario di questa sera, si snoderà attraverso letture, poesie, canto e musica. Il percorso che proponiamo vuole essere un viaggio a ritroso nel tempo che rievocherà dei momenti storici soprattutto di questa chiesa che costituisce, all’esterno e all’interno, un piccolo museo.

I marmi di Leggiuno con il loro visibile parlare sono un fondamentale strumento di studio dal punto di vista storico ed epigrafico; interpellati adeguatamente possono offrire insieme alle fonti documentarie e cronachistiche il loro contributo di testimonianza su un monumento che merita ammirazione e rispetto.


MINUETTO - Johann Sebastian Bach

Non sappiamo quando l’uomo arrivò per la prima volta in questi luoghi, ma abbiamo testimonianze risalenti anche a qualche millennio prima di Cristo.

Essendo immerso completamente nella natura, quell’uomo si interrogava sui fenomeni naturali e contemplava quello che gli stava attorno. Un elemento di osservazione e mistero poteva essere la luna che rischiarava le loro notti.



Ascolta.
Tacea la notte placida
E bella in ciel sereno
La luna il viso argenteo
Mostrava lieto e pieno...
Quando suonar per l’aere,
Infino allor sì muto.
Dolci s’udiro e flebili
Gli accordi d’un liuto,
E versi melanconici
Un Trovator suonò
.................
(da : Il Trovatore - Giuseppe Verdi)


BRANLE HAULBAROYS Adrian Le Roy

Profumo a luna – Inno Orfico (preghiera pagana)


Ascolta, dea regina, portatrice di luce, Luna divina,
Mene dalle corna di toro, che corri di notte, ti aggiri nell'aria,
notturna, portatrice di fiaccole, fanciulla, Mene dai begli astri,
crescente e calante, femmina e maschio,
splendente,ami i cavalli, madre del tempo, portatrice di frutti,
luminosa, triste, che rischiari, ti accendi di notte,
che tutto vedi, ami la veglia, ti circondi di begli astri,
godi della tranquillità e della notte felice,
Lampetie, dispensatrice di grazia, porti a compimento, ornamento della notte,
guida degli astri, dall'ampio manto, dal moto circolare, fanciulla sapientissima,
vieni, beata, benevola, dai begli astri, del tuo splendore
rifulgente, salvando i tuoi nuovi supplici, fanciulla.


VAGA LUNA – Romanza - Vincenzo Bellini

“CANTABILE”, 2° TEMPO DAL CONCERTO OP. 6 N. 3, “IL CARDELLINO” – Antonio Vivaldi


La ricerca di protezione era il fulcro degli antichi culti perchè ogni fenomeno della natura, ogni attività umana, ogni singolo evento era soggetto al potere di un dio specifico in grado di portare aiuto o distruzione.
Gli elementi naturali diventano dei.
Un esempio è una lapide dedicata a Diana, dea della caccia e della luna, rinvenuta anni fa nel territorio di Leggiuno e il cippo dedicato al nume Apollo ritrovato in località Castellazzo e oggi ospitato dai Civici Musei di Como.



“Inno al sole” Akhenaton (faraone egizio – XIV sec. a.C.)

Tu ti ergi glorioso ai bordi del cielo, o vivente Aton!
Tu da cui nacque ogni vita.
Quando brillavi dall'orizzonte a est
riempivi ogni terra della tua bellezza
sei bello, grande, scintillante,
viaggi al di sopra delle terre che hai creato,
abbracciandole nei tuoi raggi,
tenendole strette per il tuo amato figlio (Akhenaton).
Anche se sei lontano, i tuoi raggi sono sulla Terra;
anche se riempi gli occhi degli uomini, le tue impronte non si vedono.

Quando sprofondi oltre il confine occidentale dei cieli
la terra è oscurata come se fosse arrivata la morte;
allora gli uomini dormono nelle loro stanze,
il capo coperto, incapaci di vedersi tra loro;
vengono loro sottratti i tesori da sotto la testa
e non lo sanno.
Ogni leone esce dalla sua tana,
tutti i serpenti emergono e mordono.
Il buio è totale e la terra silente:
Colui che li ha creati riposa nell'orizzonte.



Nell'anno 274 Aureliano introdusse a Roma il culto del Sol Invictus, cercando di imporlo come culto di Stato e proclamò (per la prima volta in Occidente) il 25 dicembre giorno di festa in onore del nuovo dio: il Dies Natalis Solis Invicti. Anche l'imperatore Costantino fu un cultore del Dio Sole. Con un decreto del 7 marzo 321 egli stabilì che il primo giorno della settimana (il giorno del Sole, dies solis) doveva essere dedicato al riposo:
”Nel venerabile giorno del Sole, si riposino i magistrati e gli abitanti delle città, e si lascino chiusi tutti i negozi. Nelle campagne, però, la gente sia libera legalmente di continuare il proprio lavoro, perché spesso capita che non si possa rimandare la mietitura del grano o la semina delle vigne; sia così, per timore che negando il momento giusto per tali lavori, vada perduto il momento opportuno, stabilito dal cielo“
.


EXODUS (colonna sonora dall’omonimo film)


L’avvento del cristianesimo portò anche al martirio di molti credenti.
San Primo e Feliciano che si onorano a Leggiuno, erano due martiri cristiani vissuti nel III-IV secolo.
L’epigrafe murata sulla parete di fondo a destra commemora la traslazione delle loro reliquie da Roma a Leggiuno nell’anno 846 per opera di Eremberto uomo illustre.
Lo scalpellino ha commesso un errore nello scolpire la pietra scrivendo 806 al posto di 846, data che è riportata nel documento di donazione e confermata dagli altri elementi cronologici.




”Qui riposa sepolto nel nome di Cristo il venerabile corpo di san Primo martire, che papa Sergio II, persona gradita agli occhi di Dio, concesse a Eremberto, uomo illustre, a che fosse traslato dalla città di Roma con inni e lodi e cantici spirituali. Quale primato il suo spirito detenga tra i santi è manifestato in molte virtù e segni. Il corpo del beato Primo martire con le reliquie di San Feliciano fu deposto nell’anno dell’incarnazione del Signore nostro Gesù Cristo 806 il primo giorno di agosto, nella nona indizione, su mandato dell’arcivescovo Angilberto nell’anno ventitreesimo del suo episcopato. La passione dei santi (si celebra) il 9 giugno“.

Deus, qui nos concedis Beatorum Martyrum quorum Primus et Felicianus, natalitia colere: da nobis in aeterna beatitudine de eorum societate gaudere. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: Qui tecum vivit et regnat in unitáte. Spiritus Sancti Deus per omnia saecula seculorum. Amen.



ARIA IN SOL MIN. – Johann Pachelbel


L’arrivo delle due reliquie a Leggiuno lo ricordiamo attraverso una ricostruzione storico fantastica scritta da Giulio Effigiati.

Correva l’anno 846, il secondo giorno di agosto...

TORNEOGaspar Sanz

Gli abitanti del piccolo borgo erano tutti lì, nei pressi della cappella ed attendevano l’arrivo, ormai imminente, del Santo corteo. I nobili ed il clero, in viaggio già da parecchi giorni, avevano lasciato Roma, la città eterna, portando con sé in dono i venerati resti di due Santi: i fratelli e guerrieri Primo e Feliciano. Il canonico della chiesa di San Siro faceva mentalmente i suoi progetti: ”intitoleremo l’edificio ai due Ospiti illustri e, renderemo più decorosa la chiesetta ... magari utilizzando quei vecchi marmi, resti di un sarcofago pagano“.
Un cavaliere riccamente vestito annunciava il sopraggiungere del carro sul quale erano poste, tra fiori ed immagini sacre, le Reliquie custodite in una teca intarsiata con grande maestria dagli artigiani del Papa. Davanti a tutti il vasso Eremberto, che montava uno stallone nero, apriva la sfilata; subito dietro i figli, i nobili del suo casato, alcuni religiosi ed un’infinità di pellegrini.
Eremberto, fermatosi dinanzi al portale in legno della chiesuola, con un cenno aveva chiamato al suo fianco il Presbitero ed il Canonico; il Messo Papale iniziava lentamente ad alta voce la lettura della pergamena che attestava la donazione dei resti di San Primo e San Feliciano… ora anche Leggiuno aveva due Corpi Santi! La messa sul sagrato e la benedizione solenne avevano posto fine alla traslazione dei Martiri, il viaggio si era felicemente concluso e i due fratelli avrebbero potuto riposare in pace protetti dagli abitanti del luogo, semplici ma tanto devoti.
A terra, ricoperte dai rovi, erano posate due belle ed antiche colonne dimenticate ai bordi dello spiazzo antistante la chiesa, dove il sottobosco avanzava impossessandosi dei terreni dissodati . ”Domani darò ordine al miei servitori perché provvedano a farle ripulire con cura - pensò Erembrto - le utilizzerò con i capitelli che giacciono abbandonati dietro al pozzo, per decorare la facciata della cappella… ricorderanno ai due Santi l’architettura di Roma“!



MARCIA Georg Friedrich Haendel


Il terzo giorno di agosto...



BATALLAGaspar Sanz


L’anziano canonico sedeva esausto su di una panca posta a fianco della chiesa, al riparo dalla calura di quel torrido primo pomeriggio d’estate. I festosi eventi della giornata precedente avevano fiaccato il suo vecchio corpo, ma lo spirito e l’anima erano permeati da una gioia ed una serenità indescrivibili, mentre la mente già lavorava freneticamente a mille progetti futuri. La stanchezza stava però prendendo lentamente il sopravvento e, reclinato il capo su di un lato, il religioso chiuse gli occhi in preda ad una sonnolenza alla quale non era in grado di opporre alcuna resistenza. Dietro alle palpebre calate i suoi sensi sopiti percepirono una sottile nebbia che celava ombre, o meglio forme e figure diafane, entità testimoni di un remoto passato. Vide intorno a sé i primi uomini insediatisi nel luogo, tribù celtiche qui giunte alla ricerca di terre calde e rigogliose, di acque pescose, di boschi ricchi di selvaggina. Ammirò le semplici capanne con il tetto in paglia, il primo nucleo abitativo... Lezedunum. Udì antiche melodie ed assistette a culti remoti… vide dei immortali, boschi sacri, acque miracolose... assistette a danze pagane, a riti arcaici che faticò a comprendere.
Poi il rumore di mille passi, di soldati in marcia, la legione romana, un accampamento, sangue e clangori, annunci di battaglie ... nuove civiltà. Un centro urbano ben strutturato lungo una delle importanti vie romane di comunicazione... Legiodunum.



SALTARELLO – Danza medioevale
IL SIGNORE DI BAUXAngelo Branduardi

Solo il vociare dei bimbi ed una leggera brezza salita dal lago ridestarono il canonico.
Da allora egli amò recarsi all’imbrunire sul piccolo sagrato per restare seduto, in silente attesa.
La bianca luna nel cielo emetteva un pallido chiarore che dava forma a ombre, a figure irreali: sacerdoti e guerrieri che ondeggiavano rapidi e sfuggenti tra le are romane e i marmi del Peloponneso, sotto le due imponenti colonne in marmo bianco, sui ciottoli sconnessi del selciato. Qui un tempo, si fondevano culti arcaici e religioni; druidi, santi, dei e sacerdoti divenivano un’unica entità, una forza sovrannaturale che dimorava e dimorerà sino alla fine dei tempi in una modesta cappella nelle quale riposano pacificamente due Santi guerrieri.


TRAMONTO SULLA LAGUNARondò veneziano


Eremberto, che fu l’artefice della traslazione delle reliquie di S.Primo e S.Feliciano, di origine franca, era un vasso regio cioè legato al suo re con un vincolo di fides personale. Pur non essendoci noto l’incarico a lui assegnato nella amministrazione del regno dobbiamo fargli credito di funzioni elevate; probabilmente aveva un incarico di tipo militare.
Eremberto il 22 settembre 846 fece una donazione di beni alla chiesetta di San Siro a Leggiuno (successivamente nota come San Primo e Feliciano). Il documento che attesta la donazione, redatto ai tempi dell’imperatore Lotario e di suo figlio Ludovico, re d’Italia, così recitava:



Eremberto afferma che la salvezza dell’anima e la vita eterna sono infinitamente superiori ai piaceri transitori, e ricorda di aver fatto costruire per questa ragione una chiesa dedicata a san Siro nel territorio di Leggiuno situato nel contado del Seprio. Dichiara inoltre di avervi successivamente collocato le reliquie dei martiri Primo e Feliciano, che aveva portato da Roma con l’autorizzazione di Papa Sergio II.
Ora, in segno di riverenza nei confronti dei due martiri e per la salvezza della propria anima e di quelle del padre Ermenulfo e del fratello Ermenfredo, il vassallo esprime l’intenzione di donare alla chiesa una serie di beni immobili.
Dispone inoltre che questi beni restino alla chiesa in perpetuo, e che dopo la sua morte i suoi figli e successivamente i suoi eredi abbiano il diritto di nominare un sacerdote che abiti in loco e che offici la chiesa.
Gli obblighi del custode saranno soltanto quelli di ospitare tre o quattro sacerdoti o diaconi, appartenenti alla pieve di santo Stefano di Leggiuno, che verranno a celebrare nella chiesa in occasione della festa di san Primo e Feliciano, il nove giugno e in quella di San Siro nel mese di dicembre.


Proprio in questo testo compare per la prima volta il nome di Leggiuno, in quell’epoca LEGEDUNUM o LEZEDUNUM. Un nome di origine celtica, che secondo gli studiosi vorrebbe dire ”ai piedi“ o ”presso“ ”il colle“; ed è proprio vero che l’abitato di Leggiuno sorge su un’altura, ma ai piedi del monte di Mirasole. Da qui prende il nome l’associazione storico culturale di cui molti di voi sono soci.



GABRIEL’S OBOE dal film “Mission” – Ennio Morricone


Nel 1636 i paesi della parte occidentale del varesotto e del gallaratese, passarono uno dei momenti più brutti della loro storia, saccheggi e pestilenza li colpirono duramente. Questo a causa dello scontro di truppe francesi e della Savoia da una parte e quelle spagnole dall’altra. Lo scontro più cruento avvenne a Tornavento. Dopo la battaglia vinta dai francesi essi stessi si diedero al saccheggio delle terre circostanti Sesto Calende.


La Pieve di Leggiuno quanto alle chiese e sua suppellettile non ha patito dann o alcuno fuori che nella chiesa de’ S.ti Primo e feliciano sotto la detta Prepositura. Furono levate dall’Altare tovaglie due, candelieri et tutta la cera.
Al cappellano che è il titolare di questa Chiesa fu abrugiata la casa del Massaro con i grani che vi erano dentro.
I francesi hanno però trascorso, et depredato tutta la Pieve con danno dè paesani solamente perché dalle chiese furno tenuti lontano con le... guardie sopra i campanili, da dove ogni volta che si vedevano, si toccava a martello, et essi impauriti fugivano.
Li curati, trasportarono tutti li vasi sacri et suppellettili in luoghi sicuri di la del lago.


BALLO IN FA DIESIS MINORE - Angelo Branduardi


Quattro anni più tardi, dal resoconto preparatorio della visita pastorale che il cardinal Cesare Monti compì nelle pievi della diocesi all`incirca nel 1639-1640 si legge:

”In questa terra vi è l’oratorio de ss Primo, et Feliciano martirj, nel quale sono li corpi d’essi santi. Il titolare è Giovanni Battista de Viventij della diocesi di Como, qual ha carico di celebrare ogni giorno, e di fare la schola gratis ai figliuoli della terra, et d’intervenire alle fontioni della prepositura, ma non risiede, ne la chiesa vien officiata per non essere il titolare in età, ma vi fa celebrare solamente le feste. Resta questa chiesa mal provista di suppellettile, et in particolare non ha missale, il qual nel sacco de Francesi fu abbruggiato.
Il titolare ha fatto ignorantemente tagliare due piante di peri nel giardino, le quali si sono sequestrate dal prevosto, le quali si potrebbero impiegare nella compra d’un messale se così parerà a Vostra Eminenza“.




“L’Amore è tutto” – dalla Prima Lettera di S. Paolo ai Corinzi

(Lettera riportata anche dall’autore contemporaneo Paulo Coelho nel suo libro ”Il dono supremo“)

Se anche parlassi le lingue
degli uomini e degli angeli,
ma non avessi l’Amore,
sarei come un bronzo che risuona
o il cimbalo che tintinna.
E se anche avessi il dono
della profezia e conoscessi
tutti i misteri e tutta la scienza;
se anche possedessi
la pienezza della fede
così da trasportare le montagne,
ma non avessi Amore,
io non sarei nulla.
E se anche distribuissi
tutte i miei averi ai poveri
e offrissi il mio corpo
perché fosse bruciato,
ma non avessi Amore,
niente di tutto ciò mi gioverebbe.
L’Amore è paziente, è benigno;
l’Amore non arde di gelosia,
non si vanagloria,
non s’insuperbisce
non si comporta
In maniera sconveniente,
non persegue il proprio interesse,
non si indigna,
non nutre alcun risentimento
per il male ricevuto
non si rallegra dell'ingiustizia,
ma gioisce della verità.
Tutto ammette, tutto crede,
tutto spera, tutto sopporta.
L’Amore non avrà mai fine.
..........................
Quando ero bambino,
parlavo da bambino,
sentivo da bambino.
Diventando uomo,
ho abbandonato tutto ciò
che era da bambino.
Ora vediamo come in uno specchio,
in maniera oscura,
ma allora vedremo in modo chiaro,
faccia a faccia;
adesso conosco
soltanto in modo imperfetto,
allora invece conoscerò
come sono conosciuto.
Ora dunque rimangono
la Fede, la Speranza e l’Amore.
Questi tre.
Ma quello più importante di tutti
è l’Amore!


DOLCE È SENTIRE (colonna sonora del film “S. Francesco” – Riz Ortolani)


Un ruolo importante nella fede cristiana è quello occupato dalla MADONNA che in questa chiesa possiamo ammirare in tre affreschi:
- nel dipinto dell’abside risalente al 1633 dove la Madonna è rappresentata con San Giovanni Evangelista e San Carlo;
- nell’affresco della Madonna in trono con Gesù Bambino seduto sul ginocchio sinistro sulla parete sinistra. Qui si possono riscontrare due momenti esecutivi: la fase originaria risalente al 1500 che si limita alla testa di Maria e alla parte superiore del riquadro e un’altra successiva riferibile al XX secolo;
- infine nella parete meridionale del presbiterio possiamo osservare il dipinto della Madonna in piedi a mani giunte con lo sguardo rivolto verso il Bambino tra San Primo, San Siro e San Feliciano. Questo dipinto risale al 1488 ad opera di Giovanni Bernardino di Laveno.


Alla Madonna vogliamo dedicare

AVE MARIAGioachino Rossini


Alla fine del nostro percorso storico musicale vi proponiamo una poesia di Gianni Rodari, dedicata a Don Chisciotte, che ci può aiutare a riflettere, in chiave moderna, sull’importanza della lotta per affermare le proprie idee.



Don ChisciotteGianni Rodari

O caro Don Chisciotte, o Cavaliere
dalla Triste Figura
girasti il mondo in cerca d'avventura,
con Ronzinante e Sancio il tuo scudiere,
pronto a combattere senza paura
per ogni causa pura.
Maghi e stregoni ti facevano guerra,
e le pale incantate dei mulini
ti gettavano a terra;
ma tu, con le ossa rotte,
nobile Don Chisciotte,
in sella rimontavi e, lancia in resta,
tornavi a farti rompere la testa.
In cuore abbiamo tutti un Cavaliere
pieno di coraggio,
pronto a rimettersi sempre in viaggio,
e uno scudiero sonnolento,
che ha paura dei mulini a vento...
Ma se la causa è giusta, fammi un segno,
perché
- magari con una spada di legno -
andiamo, Don Chisciotte, io son con te!


ANCIENNE MARCHE DE TURENNE Jean-Baptiste Lully



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Maria Arcuri soprano
Francesco Nizzolini flauto traverso
Rinaldo Enargelico chitarra classica
Ettore Bardelli pianoforte
Roberto Barra voce recitante

Coordinamento di:
Alessandra Lazzari
Erminio Valerio Pizzinato